

Giroscopio il laboratorio col pollo!
02/03/2019Per un grande evento italiano dedicato ai Manager, mi è stato chiesto di scrivere un contributo su come vedo il manager di domani.
E’ stato accolto con molto interesse e ve lo riporto.
Il Manager di domani
Il Manager di domani visto da me, Valeria Cagnina, che ho 17 anni.
Sicuramente state sorridendo… visto che sorrido io mentre scrivo queste cose. Cosa ho io, così giovane, da insegnare a voi che mi state leggendo? Sicuramente nulla.


Vorrei quindi portare qui semplicemente la mia esperienza, quella sì molto particolare e non comune, che ha determinato quella che è oggi la mia linea di pensiero e la mia ‘visione’ del mondo.


Con il mio socio Francesco Baldassarre, grazie ai tantissimi ambienti così eterogenei che ogni giorno frequentiamo con le nostre attività ed al panorama mondiale in cui ci muoviamo, riesco a cogliere tanti aspetti che per noi sono oggi scontati, ma che ci rendiamo conto non esserlo per chi non ha la nostra fortuna in termini di movimento e contaminazione.
Ecco che con queste due parole abbiamo già toccato caratteristiche ben precise e peculiari del manager di domani… ma direi già di quello di oggi, lo andremo quindi a definire, almeno in questa prima fase, semplicemente manager.


Essere positivi e propositivi
Per noi il Manager è una figura positiva e propositiva che non ha paura del futuro, ma è determinato a credere in esso.
E’ ben cosciente che, già da tempo, le hard skills non sono più, da sole, la componente principale e prevalente del suo essere manager.


Ecco quindi che è una figura in continua evoluzione, parte del mondo in cui vive che procede veloce ed inarrestabile.
Sa quindi benissimo che non si può fermare, ma nemmeno ostacolare e ritardare, il processo di evoluzione che va cavalcato cogliendone al volo le opportunità.
La predisposizione al cambiamento deve pertanto essere naturale e quotidiana, cambiamento ed attitudine come atteggiamenti che non si fanno spaventare da robot e tecnologie.
Il manager di domani è ben consapevole che, pur con gli enormi ed affascinanti dibattiti economici, politici ed etici che accompagnano tutto questo mondo, robot e tecnologie esistono per semplificarci il lavoro e la quotidianità.


Collaborare con essi significherà restare sempre al passo.
Si apre quindi la domanda più scontata e gettonata sull’argomento: i robot ci ruberanno il lavoro?


Certo che sì, è l’unica risposta possibile. Lo stanno già facendo, ma ruberanno solo ed esclusivamente i lavori più noiosi, ripetitivi e senza uso del cervello, quelli che a nessuno piace fare.
A noi resteranno quindi quelli dalle decisioni complesse che implicano fattori che non sono ben definiti, quelli più creativi, quelli ad alto uso di ragione, in una parola i lavori più belli!


Formazione continua a contaminazione
Non resteremo però senza lavoro.
Sono tantissime già oggi le posizioni scoperte in Italia, in Europa e nel mondo (anche se a scuola queste cose non si insegnano!), ma solo ad alcune condizioni.
La formazione personale dovrà essere continua, per tutta la vita e sarà parte integrante della nostra esistenza (come già dovrebbe essere!). Non soltanto nei campi specifici di interesse e professionali, dovrà essere una formazione costante e continua a tutto tondo.


Ecco quindi che la contaminazione sarà un elemento essenziale per tante soft skills indispensabili e troppo spesso relegate a ruoli marginali della vita privata e professionale.
Le soft skill non si imparano a scuola, sono un modo di essere. Come fare dunque a svilupparle?
Le risposte sono tante e non univoche, come tante sono le strade da percorrere (fin dalla nascita!) che non dovranno essere scelte a caso, ma dovranno intersecarsi più o meno tutte nella vita, in funzione delle occasioni che si presenteranno dinanzi a noi e a quelle che andremo a creare.


La fortuna esiste dove il talento incontra l’opportunità
Siamo fermamente convinti che la fortuna esiste dove il talento incontra l’opportunità!
Talento inteso non solo come dote naturale, ma come predisposizione personale che abbraccia una grossa sfera del nostro essere e che ci dobbiamo preoccupare di coltivare ogni giorno.
Ecco che la contaminazione sarà tra ambienti lavorativi, figure professionali, scale gerarchiche,… ma non solo.


Ci si contamina frequentando ambienti completamente nuovi, ci si contamina con l’arte, ci si contamina con la creatività che va coltivata ed alimentata ogni giorno.
Non ridete! Probabilmente nella vostra vita l’avete già fin troppo relegata a ruoli marginali senza rendervi conto di quale fetta di vita vi siete preclusi e di quanto invece potrebbe esservi d’aiuto.
Lo vediamo ogni giorno, lavorando con voi manager, quando vi vediamo terrorizzati da un foglio bianco e un pennarello colorato davanti alla frase: ‘disegna quello che vuoi!’.


Etica, viaggio e diversità del Manager di domani
Nel mio piccolo sperimento spesso una delle contaminazioni più efficaci viaggiando.
Non importa dove: dai posti più tecnologici del mondo (penso alla Silicon Valley o al MIT di Boston) a quelli meno tech e più assurdi (penso al Ghana, al Togo e al Benin o al Nepal).
Parlare con le persone, fare loro domande, ‘vivere’ per un po’ sperimentando in maniera tangenziale le loro vite, i loro bisogni e le loro esigenze, fa scoprire punti di vista differenti in ogni situazione se sapremo ascoltare con la giusta apertura mentale.


L’ascolto d’altronde è il primo passo verso la nostra capacità di problem solving che, unita all’attenzione ai bisogni degli altri che avremo acquisito, ci sarà di aiuto nella vita di ogni giorno.
Collegato all’aspetto del viaggio, il riferimento naturale che prosegue il filo logico, è sicuramente l’etica.


Etica del manager di domani, etica in azienda, etica delle persone
Tutti siamo convinti di agire in maniera etica, vero? Ma il nostro agire da manager è sempre etico? Le decisioni di business che ogni giorno prendiamo, sono etiche? L’etica in azienda sviluppa e aiuta il business, è una frase fatta o lo pensiamo davvero?
Sicuramente ciascuno di noi risponde di sì a tutte queste domande, viaggiare e contaminarsi aprirà però a nuovi mondi da percorrere, per prima cosa destabilizzerà la nostra definizione di etica.


Ciò che etico per me, non lo è nel villaggio sperduto dell’Africa e non lo è a Boston, dove i maggiori cervelli della terra discutono di questi argomenti.
L’etica che viene insegnata a scuola (ma è davvero possibile insegnare l’etica?!?) in italia, in Marocco, in Sri Lanka o in Arabia Saudita è completamente differente.
Il dubbio si impossessa quindi di noi e siamo costretti a metterci in discussione, ma dobbiamo farlo con i nostri valori alle spalle.


A questo punto non ci farà più paura la diversità, ma sarà il valore aggiunto. Non sarà un calderone ed una cacofonia di elementi, ma una crescita per tutti grazie agli scambi.
Questo significa necessariamente il dover uscire dalla zona di comfort per mettersi in gioco, per rischiare, per assumersi la responsabilità del cambiamento, non solo il nostro, ma anche delle persone che ci circondano, perché essere manager è una grossa responsabilità, anche etica!


Passione personale e visione globale
Viaggio e contaminazione ci permetteranno di acquisire una visione globale che, unita alla visione del particolare sviluppata ogni giorno con le hard skill. Sarà questa la chiave vincente non solo per sognare in grande, ma per passare all’azione, rendendo realtà i propri sogni, anche i più incredibili, quelli su cui nessuno scommetterebbe nulla.
Pensate che sia un discorso da ragazzina di 17 anni? Sicuramente in parte lo è, non dimenticate però che è questo il modo di pensare che ha permesso ad un’anonima adolescente come me, di partire dall’Italia ed arrivare al MIT di Boston a 15 anni come senior tester!
Cosa mi ha mosso? Più di tutto sicuramente la passione in ciò che faccio: ho esplorato tanti ambiti nella mia vita grazie alla mia curiosità (e ai miei genitori che mi hanno sempre lasciata libera di farlo!).


Ho trovato molto presto la mia passione ed è l’unico elemento che mi permette di non sentire la fatica, di non guardare l’orologio e soprattutto di superare ostacoli che sono insormontabili, ma solo a prima vista.
Libertà mentale del manager di domani
Sorrido quando mi chiedono quante ore lavoro al giorno o se credo di perdermi qualcosa della mia adolescenza.
Sono convinta che siano i miei coetanei a perdersi l’adolescenza!
Io non lavoro: mi diverto in tutto ciò che faccio perché tutto ciò che faccio mi appassiona. Se così non fosse, non lo farei.
Potrebbe cambiare nel tempo la mia passione? Chi lo sa? Ho solo 17 anni!


Ma se quel giorno arriverà, avrò comunque la certezza di poter ‘cambiare vita’: ogni giorno mi formo, ogni giorno costruisco la mia personalità. Il mix vincente è la consapevolezza della libertà mentale che mi permetterà di arrivare ovunque deciderò di puntare, consapevole che il fallimento, ponderato perché preso comunque in considerazione, è parte del percorso di crescita e di vita di ciascuno di noi.
Vado quindi a riprendere il concetto di manager iniziale.


Manager di domani o persona nella sua interezza?
Siamo sicuri che qui si stia ancora parlando di manager del futuro? O stiamo parlando semplicemente di manager? Io credo che la definizione oggi sia totale, in quanto abbraccia la totalità del nostro essere e non possa essere considerata in maniera distinta.
Non si può parlare di manager in una realtà in cui la vita professionale è parte integrante della vita privata. Possiamo quindi solo parlare di persona nella sua interezza e andiamo qui ad aprire un altro campo infinito: quello del work life balance, campo che però apriamo e chiudiamo subito.


Abbiamo già visto infatti che il lavoro non è lavoro se ci si diverte e si ama davvero quello che si fa.
Passione e positività, saranno fattori determinanti nel mondo attuale così fluido e il work life balance sarà perfetto grazie ad essi ed alle giuste scelte che avremo fatto nella vita.


Niente è impossibile!
La prima regola della nostra azienda di robotica educativa: Niente è impossibile! Forte, vero? Potente diciamo noi!
Nelle nostre attività, da 3 a 99 anni, è vietato dire ‘non ce la faccio’ perché crediamo che sia soltanto un blocco mentale, un atteggiamento negativo per convincerci ad arrenderci.
A grandi e piccoli insegniamo a sostituirla con altre frasi: devo ancora imparare, devo provarci di più, mi insegni a farlo?…
Partendo con atteggiamento positivo e propositivo, ci si renderà presto conto che le cose davvero impossibili sono molte meno di quelle che pensiamo. Allo stesso modo riusciremo a trasmettere concetti ben più importanti, ai bambini, come ai manager.


Il momento giusto per fare le cose è ora!
La frase ‘devo ancora imparare’ predispone al cambiamento e insegna che non è mai troppo tardi: il momento giusto per fare le cose è adesso, non ci sono scuse!
Il ‘devo riprovare’ trasmette la determinazione indispensabile per rendere possibile quello che stiamo facendo. Il ‘mi insegni’ apre alla collaborazione, al team working e allo scambio, indipendentemente dalla composizione del team in quel momento e in quel luogo.


Chi ha una skill la trasmette agli altri indipendentemente da ruolo aziendale, sociale, lavorativo, professionale,… ecco che la flat organization diventa così parte integrante del vivere quotidiano.
In maniera naturale i team misti ed eterogenei saranno l’ingrediente indispensabile per i risultati migliori.


Anche l’Aging non sarà più un problema così sentito se, grazie al reverse mentoring, saremo in grado di valorizzare ogni competenza senza preoccuparci di titoli e ruoli.
Vi auguro pertanto di fare vostro il mio motto: ‘Sono un Whynotter e non un Yesbutter!’ Davanti ad ogni nuova situazione: non dico mai ‘sì, ma…’ e penso sempre ‘perché no?’, senza paura delle nuove sfide.
Chiudo ricordandovi nuovamente la prima regola della nostra scuola: ‘Niente è impossibile!’.Tutto può essere realizzato giorno dopo giorno, con tanto impegno, determinazione, fatica, duro lavoro e creatività, ricordandosi sempre che solo sul dizionario successo viene prima di sudore!

