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“Niente banchi, sedie e scarpe”: Ottava Regola
19/10/2023I tempi dei Dreamer non sono i nostri tempi
Nel nostro viaggio educativo alla scoperta delle 10 regole, addentriamoci ora nella regola numero 7, “I Tempi dei Dreamer non sono i nostri tempi”.
Questo principio ci insegna l’importanza di riconoscere e rispettare i tempi individuali di ciascun Dreamer, che siano bambini pieni di curiosità, adolescenti appassionati o adulti alla ricerca di crescita personale.


Differenze tra Introversi ed Estroversi e altre complicazioni
Perché ha senso parlare di apprendimento personalizzato? Sì, d’accordo siamo tutti diversi ma…perché? E in che misura?
Una prima grande e necessaria distinzione riguarda le enormi differenze dettate dall’orientamento della personalità umana: in parole semplici, tra individui Introversi ed Estroversi c’è di mezzo il mare!
Una quantità innumerevoli di studi scientifici ha ormai reso noto a tutta la comunità quanto siano sostanziali e innate queste differenze. Giusto per citarne alcune e farvi entrare nell’ottica di questa radicale dicotomia: gli Introversi preferiscono ascoltare, gli Estroversi parlare; gli Introversi hanno bisogno di stimoli sensoriali di bassa intensità per “attivarsi” (meglio ancora poi se sono pochi), gli Estroversi preferiscono invece l’alta intensità e non hanno problemi con la quantità; gli Introversi riflettono, gli Estroversi agiscono; gli Introversi amano gli ambienti solitari, gli Estroversi quelli sociali; gli Introversi preferiscono cooperare, gli Estroversi competere; gli Introversi vivono spesso “nella loro testa”, gli Estroversi sono invece più connessi alla realtà esterna; gli Introversi valutano con più attenzione il “come”, gli Estroversi il “cosa”…insomma, come avrai capito, la questione è parecchio spinosa. E lo è ancor di più se si guardano il numero di Introversi ed Estroversi nel mondo: anche se i numeri sono imprecisi, pare che gli Introversi rappresentino circa il 30% della popolazione, che sembra essere guidata da un 50% di Estroversi; il restante 20% è composto da Ambiversi, persone che non si sentono realmente rappresentate da nessuno dei due principali orientamenti della personalità.
A tutto questo aggiungiamo che ognuno di noi porta con sé il proprio vissuto, la propria identità, le proprie inclinazioni e il proprio background, un fardello speciale ma anche parecchio scomodo specie quando si parla di formazione: quello che funziona con te, non vale per me, e vale (forse) a metà per lei o per lui. Un bel problema.
Come riuscire a creare un ambiente di apprendimento funzionale e valoriale che governi in qualche modo questo caos?


Un Apprendimento su Misura
La risposta è tanto semplice nelle parole quanto difficile nei fatti: è necessario un apprendimento su misura.
Non esistono soluzioni preconfezionate nell’educazione. Consapevoli di questo, il nostro approccio mette al centro il percorso di apprendimento di ogni Dreamer. Non ci limitiamo a fornire risposte pronte, una la fotocopia dell’altra; piuttosto, guidiamo il Dreamer verso il risultato, rispettando i suoi tempi e le sue modalità. Nella pratica questo significa comprendere potenzialità e debolezze di ogni Dreamer e lasciare che siano le sue scelte e le sue azioni a guidare i nostri interventi educativi, non viceversa. Nei nostri laboratori non ci sostituiamo mai ai Dreamer nell’esecuzione delle attività. Quando un Dreamer chiede aiuto, ci mettiamo certamente al suo fianco, spiegando e illustrando nella maniera più completa come svolgere quel task, ma senza mai “mettere le mani” sul suo lavoro. In questo modo il nostro aiuto stimolerà il Dreamer alla ricerca di soluzioni diverse ma sempre personali, perché sarà sempre lui/lei a doverle realmente mettere in pratica: in buona sostanza, nessuno svolgerà il lavoro al suo posto.


La variabile Tempo e la Teoria dell’Elastico
In tutto questo, entra il gioco il concetto di Tempo. Il Tempo scandisce il ritmo della nostra vita, e molto spesso anche il ritmo della nostra educazione. Ci sono competenze che devono essere apprese entro una specifica età (leggi entro i 7 anni); ci sono operazioni che vanno svolte entro un determinato tempo (leggi fare la verifica di matematica in un’ora).
Se è vero che esistono limiti oggettivi entro i quali apprendere alcune competenze di base per evitare deficit cognitivi – il caso di Genie – è altrettanto vero che i limiti imposti dai sistemi educativi tradizionali sono completamente soggettivi o, peggio, disfunzionali.
Le tempistiche scolastiche non tengono minimamente in considerazione il singolo alunno, ma applicano una standardizzazione che dovrebbe andar bene un po’ per tutti, ma che in realtà non va bene per nessuno. Oltre a questo, chi non rispetta alla lettera questi tempi viene spesso visto come “problematico”, etichetta che spesso influenza il rendimento scolastico e, nella peggiore delle ipotesi, anche parte o tutto il percorso formativo dello studente (abbiamo trattato l’effetto Pigmalione nella prima regola, ricordi?).
Per evitare tutto questo, in OFpassiON sosteniamo la Rubber Band Theory (la Teoria dell’Elastico): ognuno di noi è come un elastico, diverso da ogni altro, che può allungarsi in determinate direzioni meglio che in altre. Nel corso della nostra vita possiamo migliorare la nostra capacità di allungamento in questa o quella direzione, indipendentemente dalle nostre direzioni “preferite” ma, quando siamo nello stato di “riposo”, l’elastico sarà posizionato in una configurazione affine alle nostre caratteristiche innate. Questa configurazione, diversa da un individuo ad individuo, predilige determinati allungamenti (i nostri “talenti naturali”) a discapito di altri (i nostri “punti deboli”). Quando allunghiamo l’elastico nelle direzioni più “ostili”, dobbiamo essere consapevoli che rischiamo di “romperlo”, se esageriamo.


La Teoria…nella Pratica
Ma allora è giusto solo seguire le proprie passioni, i propri talenti, ciò che ci viene naturale “fare” e mettere in un angolo tutto quello che ci è indigesto?
No, sostenere questa teoria significa acquisire consapevolezza della diversità di ogni Dreamer e pertanto modulare gli interventi educativi in funzione di questa diversità, da una parte elogiando in maniera mirata le loro potenzialità (“hai assemblato questo pezzo proprio bene, brav*!”), dall’altra lavorando con pazienza e metodo sulle loro debolezze (“non preoccuparti se non ci sei ancora riuscit*, ci riproviamo insieme…ti va?”).
Ancora una volta l’equilibrio è quello che fa la differenza: nelle nostre attività questo significa rendere flessibili i tempi di un task, non definendo un limite massimo di tempo ai passaggi dell’attività. Così possiamo dare luce sia a chi completa il compito in tempi rapidi, sia a chi ha bisogno di più tempo. Chi si dimostra molto capace in un task, mette la sua capacità al servizio di chi si dimostra più in difficoltà sul task (applicando le stesse logiche di aiuto utilizzate dai Mentor). Entrambi i Dreamer così si sentiranno valorizzati: uno per aver potuto dimostrare le sue potenzialità, l’altro perché qualcuno ha compreso le sue debolezze.
In questo modo l’aiuto reciproco diventa una base comune e sicura: tutti sanno che possono contare su tutti, indipendentemente dalle loro competenze, in un contesto eterogeneo dove ognuno darà e riceverà a seconda delle sue specifiche capacità e del task da svolgere.


Mentor ed Individualità nell’Apprendimento di Gruppo
Dovrebbe esserti chiaro ormai che per noi “lavorare in gruppo” non significa trattare tutti allo stesso modo; al contrario, implica dare a ciascun partecipante le stesse opportunità, considerando attentamente le loro diversità e potenzialità. Questo chiaramente comporta uno sforzo notevole per i nostri Mentor, che hanno davvero dei “superpoteri educativi” incredibili per riuscire a gestire contemporaneamente le individualità senza perdere di vista le delicate dinamiche del gruppo.
Essere un Mentor di OFpassiON è una sfida complessa ma gratificante, che richiede un impegno costante nell’andare oltre le proprie visioni per mettersi al servizio degli altri. E anche i Mentor, essendo – almeno per ora! – esseri umani, hanno caratteristiche uniche, pro e contro, come tutti noi. E quindi, la regola che vale per i Dreamer vale anche per i Mentor: che sia “piccolo”, “medio” o “grande”, ogni persona ha i suoi specifici tempi. Il nostro compito è quello di osservarli, comprenderli ed infine rispettarli.


Riferimenti Bibliografici:
- Quiet: The Power of Introverts in a World That Can’t Stop Talking – Susan Cain.
- 16 personalities
- Dr. Carl Schwartz’s researches